venerdì 11 aprile 2014

insensato elogio a una città che da lontano sembra cacca, poi t'accorgi che è nutella

Padova.
Essere studenti a Padova è come essere ricoperti di catrame e correre in un tunnel pieno di cash svolazzante. Un allegro turbinio festoso, intervallato da stati di ansia e depressione pre-esame.

Padova bipolare.
La movida patavina si disloca in baretti dello stracazzo pieni di giovinastri alticci, locali pieni zeppi dove fanno musica gorda, locali molto tristi dove fanno musica cacca e locali incognita che non frequento perché odio uscire.
Malavita per alcuni abitanti del centro.
Orde di scimmie imbevute di spritz e di bestemmie che massacrano il nobile centro cittadino, insozzando pisciando e vomitando come se fossero posseduti da Pazuzu dell'Esorcista. Gli stessi scimmioni capelloni trasgressivi che cercano di creare qualcosa di decente ogni tanto e se la prendono in culo.

Padova.
 Dove il prezzo dello spritz è decollato da 2 euro a 3,50 euri, e nonostante l'aumento, l'Aperol sembra sempre più un desaparecido, e i gli aspiranti sindaco appaiono ovunque con quelle brutte occhiaie che ti domandi se è stata la lingua conservata al Santo a prendere vita e photoshopparli. E i loro discorsi fanno pensare che i loro ghostwriters siano gli spaccini in bicicletta che tentano di debellare dal centro.

Padova.
Padova non è per giovani, nonostante il flusso continuo di studenti. E non è neppure per anziani. Basta osservare l'umiltà di quei vecchietti che zitti zitti frugano tra gli scarti del mercato ortofrutticolo qualcosa di ancora commestibile, o che osservano in concentrazione estatica i prezzi al Pam, per capire come risparmiare anche quei 2cent.
Padova è per i 40-50enni medio-borghesi, troppo ricchi per capire i giovani studenti/vecchi/immigrati, troppo bigotti per far diventare la città qualcosa di più figo. Dunque sveniamoci per quell'1.30 euro di biglietto del tram, dello spritz a 3 e qualcosa e per i tramezzini anche a 1.50, gli antiquari che chiudono, i megabrand che colonizzano lo shopping. Perché Padova vale.

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