Finito il libro dell'inquietudine.
Fondella di tisana nella tazza rossa.
Nulla. Niente sonno.
Poco più in là una bic nera, e un moleskine a pagine bianche.
Un cliché.
La vita sembra un cliché, tutti così attenti a non apparire ponendo l'accento su mille particolari che li rendono rigidi come i mosaici dei Gesù in mandorla.
Di per sé non è un problema apparire. È il non riconoscere la propria vanità e rufianaggine, e nasconderla sotto uno strato di cerone snob che farebbe sentire a disagio pure Moira Orfei.
Apparenze di persone che nuotano in uno sfondo dorato, senza senso, con feticci allegorici, tags tangibili che rimandano a cose definite a priori.
Cristallizzare poveri cristi in forme predeterminate del Systema Naturae del viver comune, ovvero, se non è descritto per #hashtag, e le altre categorie stanno strette come gli skinny jeans alle ragazzine che vanno al Mc, resta un'ultima cosa da fare: uccidere le persone conficcando bic nelle trachee di persone a caso (magari di quelle che trattano gli altri individui come piccioni).
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