giovedì 14 novembre 2013

"Buongiorno!"

La violenza del suono distaccò la parte reale dal silenzio della sua parte mentale. 
Anche se il mondo crepitava di rumori -manco fosse una Sodoma avvampata nelle fiamme divine-, l'anima era quieta e rannicchiata buddhisticamente a fissare il nulla.

Fu così veloce, che non diede tempo ai nervi facciali  di abbozzare un sorriso, e così, la pelle tirata dallo spavento, non permise alle labbra di articolare una risposta cortese. 

"Buongiorno!" e quell'oscuro oggetto del desiderio svanì oltre i 95° della visione periferica, gettando la povera anima nella stasi facciale del spavento/dubbio. Un pensierino fece capolino nello stormo di pensieri puntiformi. Aveva capito. Una semplice, banale forma di saluto aveva mandato in crisi la metafisica della solitudine nella moltitudine. Ma poi l'inquietante dubbio galoppò nelle formazioni aeree delle supposizioni: 
Perché mai Lo Sconosciuto avrebbe dovuto salutare una persona che faceva di tutto per starsene lontana da tutto e da tutti?

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